In principio era Fantasia.
Quella macchina che faceva ideare storie su storie da far vivere a poveri giocattoli finiti nelle mani sbagliate. Le mie.
MioMiniPony, Barbie un po’ decapitate, action figure di She-Ra rasate a zero.
E poi perché non trasporre quelle articolate fantasie in prima persona? Essere non più solo l’abbozzo di un ‘narratore’, quanto attore nello scenario infinito raccolto nello spazio di una camera che non ha più pareti, ma alberi. Essere ‘personaggio’.
Ecco, il mio rapporto con la scrittura ha basi così radicate da poter risalire fino a prima che imparassi a tenere in mano una penna, ma è stato solo molto più tardi, quando gli anni di scrittura creativa in rete erano divenuti oltre una decina che ho capito come stavano le cose: plottavo.
Nel gergo della fanscrittura, si tende spesso a prendere termini dall’inglese per italianizzarli e ‘to plot’ non è stato risparmiato. Da qui, il termine plottare, ‘creare trame’.
Cioè quello che ho sempre fatto, fin dall’inizio: creavo intrecci, avventure sui miei giocattoli, sui personaggi che vedevo nei cartoni animati, nei telefilm.
La scelta di mettere le idee su carta è arrivata solo molto dopo, quando ho scoperto che si poteva fare, e non solo per scrivere un tema in classe (e magari far uscire di testa la maestra con nomi per lei astrusi come Tisifone o Castalia. Suppongo fosse troppo vecchia per vedere I Cavalieri dello Zodiaco).
Inoltre, è sempre stato quando ho scoperto che non solo si poteva mettere su carta digitale simili trame, ma che ci fossero persone disposte a leggerle, che ho compreso che il mio approccio alla scrittura, dall’inizio, è stato attraverso le Fanfiction.
Che sono, quindi, queste fanfiction di cui non solo io parlo in continuazione, ma che nell’ambito della scrittura creativa, dei booktuber e ora anche dell’editoria si sentono nominare molto spesso?
Non sono altro che storie create da semplici fan su opere/personaggi/persone già esistenti.
Vi sembra strano? Ne siete sicuri?
Secondo voi Dante che cosa ha fatto con La Divina Commedia?
Oh, sì. Ci siamo. Già.
Dante era un fanwriter.
Meglio! Dante era un RPFwriter! Cioè uno scrittore di Real Person Fanfiction, perché i personaggi delle sue storie erano realmente esistiti.
Con il senno di poi, e una maggiore consapevolezza, è divertente fermarsi a pensare quanto in realtà le fanfiction siano un prodotto più comune di ciò che crediamo. Eppure molti amanti della letteratura (i booktuber, ad esempio) ne sono detrattori e usano il termine fanfiction (o il dispregiativo ficcyna/fyccina) per indicare prodotti editoriali di bassa qualità.
Non sono d’accordo.
Le fanfiction sono qualcosa di popolare: tutti possono scrivere e pubblicare in rete, i siti web che le ospitano sono gratuiti per definizione. Fanfiction = nessuno scopo di lucro, ma su questo ci soffermeremo più avanti.
Dicevo, essendo le fanfiction un prodotto popolare accessibile a chiunque abbia un computer e una connessione internet, è lapalissiano trovare una qualità altalenante. Ciò non vuol dire che i fanwriter, così come i loro prodotti, siano tutti illeggibili.
Ho letto storie che meriterebbero lo scaffale della libreria molto più di scrittori affermati. Così come ho letto ciofeche che farebbero impallidire anche la mia maestra delle elementari, vuoi per contenuti e vuoi per forma.
Cosa voglio dire con questo?
Che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio; che ‘fanfiction’ non è sinonimo di ‘pessimo’ o di scrittura di serie B.
C’è molto più di quel che vedi. (cit.)
Le fanfiction sono una palestra.
Nessuno nasce imparato, e la possibilità di scrivere e di avere un riscontro immediato sulle proprie storie è incredibile. Centinaia, migliaia di persone sparse per il mondo, accomunate dalla stessa passione, scrivono storie, si organizzano, creano comunità (i fandom), si danno regole. Si confrontano. Si allenano. C’è chi vuole migliorarsi, chi aspira alla carta stampata, c’è chi non gliene frega niente che “qual è” si scriva senza apostrofo, c’è chi vorrebbe Harry Potter con Draco Malfoy e chi invece Malfoy lo accoppierebbe con Hermione Granger.
C’è spazio per tutti, per ogni gusto o esigenza.
Quando io sono entrata in questo mondo, correva più o meno la fine degli anni ’90 (nel 1996 ho avuto la connessione a casa, lo sgangherato e rumoroso 56k). A quel tempo, in Italia il fenomeno delle fanfiction (fanfic o fic, per abbreviare) stava prendendo piede un po’ alla volta e in maniera costante. Si scriveva nelle chat, nei forum e poi nei primi siti web aggiornati a mano dai webmaster. Con l’avvento dell’automatizzazione della messa online sui siti internet, le fanfiction sono esplose. Non c’era più bisogno di aspettare che il/la proprietario/a del sito lo aggiornasse per vedere pubblicata la propria storia, ma ognuno poteva fare da sé. Tale passo avanti ha segnato anche l’introduzione della possibilità di commentare direttamente sotto la storia appena pubblicata.
Finalmente il confronto tra lettore e scrittore diveniva qualcosa di immediato. Prima, se si era fortunati, si poteva fare due chiacchiere tramite canali di chat IRQ creati appositamente per parlare di fanfiction, ma non tutti gli autori li frequentavano, quindi spesso il desiderio di poter scambiare opinioni con chi aveva creato quelle storie che ci avevano appassionato rimaneva irrisolto, o al massimo si iniziava una corrispondenza tramite email.
La possibilità di recensire attraverso il sito e lasciare quindi traccia visibile del proprio passaggio ha permesso agli scrittori di poter avere un riscontro diretto sul proprio lavoro, capire se piaceva o meno, quali erano gli errori, cosa si poteva migliorare.
Per questo dico che le fanfiction sono una palestra, perché per me lo sono state.
Io scrivevo male, quando ho iniziato circa vent’anni fa, e non lo nego proprio perché so riconoscere il valore e l’effetto che le fic hanno avuto sulla qualità della mia scrittura. Facevo errori di ripetizione, avevo una pessima punteggiatura, le caratterizzazioni dei personaggi non erano curate a sufficienza. E me ne rendevo conto perché vedevo la differenza tra le mie storie e quelle di autori che reputavo bravi; vedevo la cura che ci mettevano, l’attenzione. Loro leggevano molto, in termini di libri, e io ho ripreso ad appassionarmi alla lettura che, devo ammettere in onestà, non era mai stata la mia cup of tea fino alla fine del liceo. Fino a quando, cioè, non ho iniziato a focalizzarmi sulla scrittura.
Il desiderio di migliorare mi ha spinto verso la passione per l’oggetto libro come non erano riusciti a fare neppure a scuola. Le fanfiction sono riuscite dove i miei insegnanti hanno fallito. Questa è una cosa enorme, se ci pensate.
E l’altra enormità che devo all’ambiente del fanwriting è stato quello di conoscere delle persone meravigliose che, di sicuro, non avrei potuto incontrare altrimenti. Amiche che condividono la mia passione e follia, con cui posso parlare di qualsiasi cosa e argomento senza sentirmi in difficoltà. Persone di cui mi fido a tal punto da aver lasciato che officiassero il mio matrimonio.
Le fanscrittura mi ha aperto gli occhi sul fatto che la realtà di paese cui ero abituata era rilevante quanto la cagata di un piccione stitico. Mi ha reso consapevole della qualità dei miei testi e proiettata a fare sempre di più e meglio. Mi ha reso capace di comprendere le critiche, anche dure, perché la prima cosa che ora come ora il mondo delle fic ti insegna ad affrontare è proprio il confronto: sentirsi dire ‘fa schifo’ oppure ‘è bellissima’ e capire cosa accettare dell’uno e dell’altro.
Il lato B
Come ogni ambiente che si rispetti, però, è ovvio che non siano sempre rose e fiori, e l’essere in tanti ha pregiudicato l’equilibrio di armonia che vigeva all’inizio, quando scrivevamo in quattro gatti e i siti che ci ospitavano erano piccini e aggiornati a mano.
Capiamoci non è che sto dicendo che si stava meglio quando si stava peggio. Semplicemente le fic e gli autori si evolvono e cambiano.
La grande offerta di fanwriter ha permesso la creazione di grandi siti, da migliaia di utenti, e se magari qualche autore è stato pescato proprio da questi siti per poter fare il salto dal web allo scaffale, allo stesso modo le case editrici hanno mal compreso quale sia lo spirito vero delle fanfiction per correre dietro ad opportunità monetizzabili.
Per definizione, la fanfiction è un prodotto gratuito su cui l’autore non potrà mai rivendicare diritti perché sfrutta personaggi/ambientazioni che non gli appartengono. Il fanwriter può essere di sicuro il proprietario intellettuale della trama, questo è certo, ma non del resto. Sono prodotti che dovrebbero restare in rete e basta.
Ultimamente sembra non essere più così, e alcune case editrici hanno preso delle storie da siti come Wattpad per lanciarli in pasto alle librerie fisiche.
Qui, in questi casi specifici, si può parlare di ficcyne, in modo dispregiativo, perché tali prodotti sono non solo di pessima qualità scrittoria (e con un editing quasi inesistente!), ma non sono stati ripuliti dai riferimenti del fandom cui appartengono (quello delle RPF – Real Person Fanfiction, storie su personaggi reali).
Questo è un fatto gravissimo. Inaccettabile.
E ha anche il pessimo effetto di trascinare nel guano l’intera categoria.
Le case editrici hanno una fonte inesauribile di materiale nel mondo del fanwriting, ma l’incapacità di scegliere la qualità a fronte del possibile guadagno ha creato un danno enorme non solo a quegli autori che davvero avrebbero meritato di fare un passo avanti nella carriera scrittoria, ma anche ai lettori che si sono trovati sommersi da libri scadenti sotto ogni punto di vista.
E io mi trovo qui, a scrivere questo articolo in cui mi metto dalla parte del mondo del fanwriting e lo difendo a spada tratta da chi non lo conosce ma si trova influenzato in negativo proprio dalle case editrici che gli offrono gli scarti.
Dalla Fanfiction al Romanzo: SI. PUÒ. FARE! (cit.)
Se quindi ammetto che esistono autori bravi che meriterebbero di finire sullo scaffale di una vera libreria, mentirei se non dicessi che, sì, una fanfiction può divenire un romanzo vero e proprio. E io, personalmente, non ci vedo nulla di male. Ciò che conta è che alle spalle del progetto ci sia non solo un buon autore, ma anche un buon editore disposto a investirci del tempo attraverso un lavoro di editing fatto per bene.
Ci sono tantissimi esempi di fanfiction trasposte alla carta stampata, buona parte dei quali di pessima qualità, purtroppo. Ma è un meccanismo che si può fare, l’importante è eliminare dal contenuto tutto ciò che fa riferimento al fandom: personaggi, eventi, ambientazioni. La trama, con i dovuti accorgimenti, non ne verrà inficiata perché non è quello su cui operiamo.
Io stessa sto lavorando a una mia vecchia storia per ripulirla da ogni riferimento fandomico e renderla originale al 100%. Ma ci si deve lavorare, appunto. Non basta cambiare qualche nome, non basta infilarci qualche scena erotica in più (che sembra essere ciò che attiri maggiormente l’attenzione delle case editrici, sigh!): la propria opera l’autore la deve conoscere dalla prima lettera all’ultimo punto, e conoscere anche quello che nel testo non viene menzionato.
I buoni autori di fanfiction questa predisposizione ce l’hanno già, l’hanno allenata, perché se si vuole trarre una storia di una certa complessità da un’opera già esistente, di quell’opera uno deve conoscere vita morte e miracoli per riuscire a incastrarci dentro la propria trama, sapere dove piazzarsi per iniziare ad allontanarsi dai binari conosciuti, sapere come potrebbero comportarsi i personaggi.
Quando si trasporta una fic nella pubblicazione cartacea si effettua un percorso del tutto simile, solo nel verso contrario.
Quindi perché denigrare un romanzo solo perché: “Ah, prima era una fanfiction”?
Se il romanzo è valido, la sua origine non ha più alcuna importanza.
Per quanto mi riguarda, io non rinnegherò mai da dove nasco come autore, né le storie che ho scritto fin qui – a parte vergognarmi come una ladra per la loro pessima qualità! XD –. Tutto quello che posso dire è di dare alle fanfiction una possibilità e non partire subito prevenuti nei loro confronti.
Leggetele, approcciatevi a esse per quello che sono, per ciò per cui nascono, e lasciate perdere la roba tremenda che vogliono sbolognarvi in libreria: quelle stesse cose, in molti casi scritte mille volte meglio, le potete avere gratuitamente, basta solo saper cercare.
Link utili
Di seguito vi lascio i link ai siti di fanfiction multifandom più famosi (e grandi!) in circolazione.
- EFP: probabilmente il sito più famoso d’Italia.
- Fanfiction.net: quello che un tempo è stato il più famoso sito estero, multilingua e multifandom, prima di venir soppiantato dal già citato Wattpad.
- AO3: un sito multifandom e multilingua considerato tra i migliori a livello di organizzazione. Permette inoltre di vivere il fandom a 360° con la pubblicazione anche di fanart, fanvid ecc.