Mattoni Gialli

Inktober 2018: let’s do it!

Per chi ama disegnare, ottobre come al solito si tinge di inchiostro!

Ebbene sì! La maratona dello scorso ottobre non mi è bastata, quindi eccomi di nuovo pronta a farmi venire le bolle sulle dita a forza di disegnare e inchiostrate ogni singolo giorno di ottobre, per onorare l’intera lista dell’ormai notissima e seguitissima iniziativa di quel genio un po’ folle di Jake Parker: l’Inktober.

Quest’anno però con una piccola novità, ed ecco che l’Inktober diventa una nuova occasione di disegnare, scrivere e, per dirlo in una sola parola, creare!

Ciascun disegno, condiviso sul nostro account Instagram, sarà accompagnato da un breve testo, uno stralcio di racconto, una frase (rigorosamente immaginati dalla mia socio-sorella Melanto), che creerà un’idea di ambientazione per ogni personaggio rappresentato.
E poi chissà, magari alla fine del mese, sceglieremo quelli che più ci hanno ispirate e creeremo per loro un racconto completo… oppure potreste suggerirci voi quale dei personaggi vi è piaciuto di più e di quale di essi vi piacerebbe leggere la storia sulle pagine del nostro blog 😉

Intanto questo post sarà costantemente aggiornato con il disegno del giorno.

Detto questo, non ci resta che iniziare! Buon divertimento, per noi lo sarà! 😀

I nostri Inktober, day by day

Day 1 – Poisonous

“…di sicuro c’era che non avrebbe mai dimenticato le perle di suo nonno, ne aveva sempre all’occorrenza. Come quella volta, che tra un asso di coppe e un sette di denari gliene regalò una, confidandogliela come fosse stata un vecchio segreto: “Conosci il tuo nemico, tanto l’amico puoi avvelenarlo anche a cena”…”

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Day 2 – Tranquil

“…fu così che s’addormentò, nella tranquilla certezza che i veri mostri non fossero nei sogni, ma fuori di essi.”

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Day 3 – Roasted

“…non avrebbe mai capito la necessità di ungersi fino alle dita dei piedi. Non avrebbe mai capito che piacere perverso ci fosse nell’abbandonare l’ombra sicura, per piazzarsi a pelle di leone sotto al sole cocente. C’era solo che più guardava i bagnanti sdraiati sulla spiaggia e più pensava che assomigliassero alla schiera di salsicce della brace domenicale.”

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Day 4 – Spell

“…e il vizio di parlare a vanvera, zia Bice non se lo sarebbe mai tolto. Con gesti troppo ampi, accompagnava i discorsi su questo e quello, sulle mezze stagioni che non esistevano più, sul necrologio di paese, sulla Loretta – povera donna! – che aveva più corna di un cervo e sul Giovanni che non avrebbe fatto spuntare manco una zucchina. Zia Bice parlava, parlava sempre, e i suoi discorsi erano interessanti come il riempitivo d’un testo di prova, un lorem ipsum di pettegolezzi che diventavano incantesimi al limite del malocchio quando, con gli occhietti stretti, ti guardava fisso e diceva: “E allora? Non ti laurei manco quest’anno, eh? L’avevo detto, io!”

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Day 5 – Chicken

“… «Ma come ca**o te vesti, Gaetà? Co ‘sto capello, ‘nso chi me pari, ‘nso». Suo padre avrebbe potuto dire quello che voleva, lui non sarebbe cambiato. E Don Pietro si sarebbe potuto presentare pure tutte le domeniche della sua vita, invitato dalla nonna, per tentare di ‘correggerlo’. E sua madre avrebbe potuto provare qualsiasi stratagemma per fargli tagliare quella cresta da ‘galletto amburghese’, come diceva lei. Tutti avrebbero potuto tentare tutto, ma la musica… la musica… quella non gliel’avrebbero mai tolta. E se era di Satana, tanto meglio: nel momento in cui sarebbe arrostito all’Inferno, aveva la certezza che avrebbero suonato del gran bel rock’n’roll!”

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Day 6 – Drooling

“…quindi il mondo funziona così: c’è sempre uno che fa piovere e uno che si prende l’acqua. La differenza sta in quanto riesci a trovare l’ambulante che ti vende un ombrello.”

Day 7 – Exhausted

“…era una corsa continua, contro il tempo e gli impegni. Era svegliarsi alle 6.30 del mattino e uscire di casa prima delle sette. Era accompagnare i figli a scuola e poi andare al lavoro. Era litigare col capo due volte su tre, e abbonargli la terza solo per poter aspirare ancora all’utopica promozione. Era tornare a prendere i figli, tornare a casa, cucinare, mangiare, sparecchiare e lavare. Era accompagnarli a danza, a nuoto, a calcio, a sarcazzo. Era correre che Usain Bolt levate proprio. Era correre, e non perdere manco un dannato filo di ciccia, manco un etto. Avete presente gli scarabei stercorari? Ecco, la sua vita era proprio questo: una dannata corsa in salita, spingendo una palla di merda.”

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Day 8 – Star

“Dimmi da dove vieni, straniero, e ti dirò chi sei. Se dalle stelle o dal mare, dai venti di burrasca o dai tremori della terra, tuo è il diritto di andare e tornare per conoscere il mondo. Quindi metti le scarpe e non avere paura, hai tre dimensioni in cui perderti e la quarta ti dirà per quanto, fino a che non troverai la strada che stavi cercando. E se la fuga ti avrà stancato e avrai troppa acqua negli occhi, allora ricorda che alla mia tavola ci sarà un posto dove sarai il benvenuto, con le tue scarpe e la tua polvere. Conoscerai le mie stelle, non sarai più straniero e io ti dirò: «Ovunque andrai, amico, un po’ del mio mondo apparterrà anche a te.»”

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Day 9 – Precious

“…non importava come la chiamassero o con quanti appellativi sempre nuovi si rivolgessero alle sue rotondità di adolescente. Lei prendeva ogni insulto o sfottò e lo raggomitolava nel ventre: nodo minuscolo, come granello, e in quelle rotondità lo faceva crescere, poco alla volta. Dell’odio ne avrebbe fatto forza, ne avrebbe fatto tesoro: prezioso e non per tutti. Di certo, non per chi le aveva dato della ‘cozza’ senza accorgersi d’aver invece incontrato un’ostrica.”

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Day 10 – Flowing

“…e dove sono i miei pensieri se non tra i tuoi capelli? Se chiudo gli occhi posso vederli nuotare come pesci in onde di seta. Ma se li apro, allora sono le mie dita a fluire attraverso il mogano di volute sfuggenti dove migrano i tuoi, di pensieri: un viaggio dalla testa di riottosi cavalli selvaggi, alla punta di danzanti falene.”

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Day 11 – Cruel

“…si era chiesto tante cose nel corso della propria vita, ma l’unica risposta che aveva saputo trovare era che la sola via fosse fare a pezzi se stesso e con le proprie mani. Tagliare appendici come fossero marce e poi rimettere tutto insieme in maniera diversa, ma funzionante allo stesso modo. Oh, sì. La vita sapeva sempre come essere crudele.”

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Day 12 – Whale

“…O capitano, mio capitano, quante volte ci siamo chiesti dove ci avresti portati; alla fine di quale mare o nel porto di quale terra. Non ci hai mai risposto, ma condotti dentro una nuova burrasca, cavalcando onde come montagne; sulla loro cresta, abbiamo visto nuvole e stelle. “Quando troveremo la balena,” hai detto, “allora tornerò. Torneremo”. Ma capitano, mio capitano, non sarà nel mare o sotto la chiglia di questo guscio di noce che la troverai, perché l’Idea non si nasconde davanti agli occhi, ma dietro le palpebre.”

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Day 13 – Guarded

“…si giocava a ‘guardie e ladri’ da bambini, e si è giocato da grandi, con le mani piene di botte che aspettavano solo d’essere date. Perché sbagliare è facile e non importa quanto avrai pagato, dovrai pagare sempre, è una cambiale che t’hanno dato già scaduta. A volte, te la danno anche quando non hai fatto niente, perché il senso d’essere ‘guardie’ ed essere ‘ladri’ s’è perso nei giochi dei bambini, nei corridoi d’una scuola, nella cella d’un penitenziario. S’è perso e restano solo le botte, poi il sangue, infine le lacrime. E dopo sapete che resta? Che nessuno è al sicuro, nessuno è protetto. Le ‘guardie’ non ci sono più: sono diventate ‘ladri’.”

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Day 14 – Clock

“…lo vogliono tutti, ma non lo ferma nessuno. Un missile tra le stelle, lumaca sulla terra. E c’è chi lo rincorre, chi prova ad afferrarlo, chi prega che se ne vada alla svelta e chi lo supplica di non fuggire mai. Ma lui non scappa né rallenta, guarda tutti alla stessa maniera nel suo passo costante che fa tic e fa tac. Non è in ritardo, non è in anticipo, ma in perfetto orario, perché il Tempo sa sempre cosa deve fare, tra risate e maledizioni: indistintamente, inesorabilmente, silenziosamente camminare.”

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Day 15 – Weak

“…ci siamo trasferiti da tempo, ma ancora ricordo com’era nei suoi ultimi giorni d’agonia: pallida, polverosa, prosciugata della vita come se una spugna ci fosse passata sopra. Aveva un colore bruno, che sapeva di legno morto e terra. Era debole per trattenere qualsiasi cosa, anche noi, che facemmo su le nostre robe e partimmo, ci lasciammo indietro le montagne di rifiuti che non riuscivamo più a smaltire, l’aria irrespirabile, le plastiche che rotolavano ovunque come le balle di fieno dei vecchi film western. Qualcuno mi ha detto che un tempo era blu come gli zaffiri; sembrava un altro mondo. Qui da Saturno la si riesce a vedere solo se si stringono un po’ gli occhi e si sa dove guardare; fa addirittura fatica a brillare. Cara, vecchia Terra…”

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Day 16 – Angular

“…e dimmi dove mi porterai, oggi. Sul dorso di quale animale fantastico percorrerò le grandi Distese d’Inchiostro? E sulle ali di quale falcone toccherò nuvole di carta e ovatta? Laggiù, nel cuore della Rilegatura, s’affrontano Parole per la grande battaglia con archi, fucili, spade. E punti, virgole, esclamazioni. Cavalieri in elmetti di ferro guardano i cacciatori di balene alla distanza immaginaria di una riga, mentre dalla guglia più alta della cattedrale, l’eroe afferra il mistero che vola via col nome dell’assassino. Ripiega le tue montagne, una pagina alla volta, e dimmi dove mi porterai se ora che comincio è appena sorto il sole, ma al terzo punto è già calata la notte.”

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Day 17 – Swollen

“…è come caricare una molla. Si gira la chiave una, due, tre volte. La macchinina correrà per metri prima di fermarsi, passando sopra tutto e tutti, perché quando si lascia la carica poi non la si potrà più fermare. Con l’odio è così: tu dai, dai e dai; carichi finché puoi e l’altro assorbirà, si gonfierà. Il brutto è che l’effetto non lo vedrai mentre starai girando la chiave, ma quando l’avrai lasciata andare.”

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Day 18 – Bottle

“…ognuno sul fondo ci vede quello che vuole: una speranza, la fine, l’ultima goccia. O forse un galeone che nuota sul bourbon. La mia è finita così: con quattro gocce che giocano a carte, mi segui? E una è un baro. Un baro, ti dico! E sai che ti dico anche? Quel baro sono io, che la vita me la sono giocata nel continuo svuotare la boccia. A ogni fine, mi dico che è l’ultima, ma il nuovo inizio è già sul bancone; aspetta solo i miei propositi da affogare. Tutti buoni, per carità, e ai buoni spetta sempre la fine di merda. Perché i buoni non vincono, vecchio mio, a meno di non avere le peggiori intenzioni e, quindi, essere cattivi. Così, ogni volta non faccio che trovarmi con una boccia vuota, quattro gocce che giocano a carte e un baro che cerca di vincere con le peggiori intenzioni. Non ci riesce mai.”

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Day 19 – Scorched

«Ho fame…»
«No! Non ti distrarre! Sei pazza?! Non c’è tempo!»
«Ma ho fame!»
«Non puoi! Pensa alla concentrazione!»
«Io penserei più allo stomaco…»
«Dopo questo prompt. A che punto sei?»
«Non lo so. Non ricordo più cosa sto scrivendo. E tu a che punto sei?»
«Mi fumano le dita. Vedo un pollo con la chitarra elettrica.»
«Ecco, lo vedi che tieni fame pure tu?! E jammo!»
«Ma addò volissi ine? Noi da qui non ci schioderemo fino a che non avremo finito l’Inktober!»
«…»
«…»
«…a che stiamo?»
«A metà. Circa.»
«…»
«…»
«Vedi che ti fuma la testa.»
«Pure a te.»
«Ma il pollo con la chitarra, per caso ha la cresta?»
«Sì.»
«E allora mi sa che è arrivato il momento.»
«Magnamm?»
«Magnamm.»

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Day 20 – Breakable

“…il segreto del potere, aveva capito, non stava nell’avere barriere che lo confinassero e difendessero a tutti i costi. Quanto nel non avere niente, attorno; nessun limite. I confini e le mura li lasciava a chi era troppo debole e pensava in piccolo, convinto che chiudersi tenesse al sicuro. Ah! Gli sciocchi! Non sapevano che i primi punti deboli erano proprio i confini? Probabilmente no, e a lui tornava comodo: dall’esterno, avrebbe potuto giocare con la loro convinzione di essere in salvo, prima di distruggerli tutti con un semplice colpo di mano. Il vero potere era nell’essere il gatto che guardava il pesce chiuso nella boccia.”

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Day 21 – Drain

“…se ci fosse collaborazione, mi disse, un giorno, seduti al tavolino di un bar piccolo e buio da cui scorgevamo un angolo sbeccato di Piazza Castello, allora ne guadagneremmo tutti e il benessere di uno potrebbe divenire il benessere di molti. Non sarebbe più bello guardarsi intorno e scorgere soddisfazione nei volti di chi ci circonda? Saremmo soddisfatti anche noi, saremmo felici. Perché preoccuparsi di un solo, minuscolo orticello, quando potresti godere della bellezza di un enorme giardino?”

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Day 22 – Expensive

“…quell’asta aveva fatto superare tutti i record di partecipazione. La gente era accorsa da ogni angolo del mondo per cercare di accaparrarsi almeno un pezzo di quella inestimabile collezione. La mattina avevano battuto una vera tigre impagliata per tre barili d’aria riciclata! E chi l’aveva mai vista una tigre? Solo sui libri di geografia, forse! Si era estinta da almeno tre secoli. Per non parlare dell’elefante e del coccodrillo! Oh! L’elefante aveva fatto alzare in piedi un paio di persone nelle ultime file. Quattro barili per il pachiderma. Due per il lucertolone. Ma tutti stavano aspettando il pezzo forte, avevano fatto la fila per ore solo per quello. Per poterlo guardare, anche se a distanza, con il suo valore inestimabile. Lo portarono accanto al battitore dopo la pausa pranzo – durante la quale nessuno si era allontanato dalla sala! – e quando lo scoprirono in piedi si alzarono tutti, nessuno escluso. Allungavano il collo, cercavano di avvicinarsi come possibile. Qualcuno piangeva. Il battitore diede a tutti il tempo di riprendersi da quella struggente visione, poi aprì le offerte per l’ultima bottiglia di acqua del pianeta.”

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Day 23 – Muddy

Sì lo sappiamo, oggi entra il segno dello Scorpione, non l’abbiamo dimenticato! Ma l’Inktober ci ha totalmente assorbite! Pazientate amici dello scorpione, il giocoroscopo torna a novembre 😊 intanto sfruttiamo il nostro amico (nient’affatto contrariato 😅) per il disegno di oggi: muddy 😁

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DAY 24 – CHOP

“…ogni bambino desiderava essere un supereroe. Avere il mantello, la lettera o stemma sul petto e vestire di colori sgargianti che l’avrebbero fatto essere superforte, superintelligente, supermitico. Chicco non aveva forse trovato la superforza o superintelligenza, ma aveva trovato per chi essere un eroe, per chi far svolazzare il mantellino ricavato dal vecchio lenzuolo annodato al collo e per chi brandire la propria spada di legno. Si chiamava Choppy, era il cagnolino del palazzo; l’ultimo di una cucciolata già tutta piazzata e che nessuno prendeva mai in considerazione perché ‘troppo ciccione, crescerà come un botolo!’. E ‘botolo’ avevano continuato a chiamarlo tutti, soprattutto i figli viziati degli Almirante e dei Russo. Chiamavano ‘botolo’ anche lui, perché aveva un bel pancino tondo tondo e le maglie di taglie sempre troppo piccole, che gli si tiravano su ogni volta. “Le braciole si comprano in coppia, dice mamma!” glielo ripetevano quando li vedevano assieme. Ma per Choppy, Chicco aveva detto basta alle loro angherie e Choppy faceva sentire la sua vocetta acuta ogni volta che davano fastidio al suo compagno umano. Una superamicizia valeva più di qualsiasi superpotere.”

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Day 25 – Prickly

“…si diceva che i difetti facessero la somma di una persona, mentre i pregi ne ammortizzassero il peso. Ma Margherita amava ogni spina di quel cactus che aveva sposato, che fossero i peli della barba sparsi nel lavandino o il vizio di lasciare le bottiglie vuote sul tavolo. Perché ci si innamorava per istinto e non per logica e il segreto stava tutto nel sapere come evitare di pungersi troppo.”

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Day 26 – Stretch

“…Oh, amor mio adorato, non vedi in che posto ti ho portato stasera? Guardiamo un po’ le stelle, la notte è così limpida e scura, pare nera, ma tutti lo sanno che è blu. Lo sanno tutti, è vero o no? Sì, che è vero, te lo dico io, e io non dico bugie. Ne ho mai dette? Guarda, amor mio, che bella luna ti ho portato a vedere. È così luminosa che basta lei a osservarci da lontano, a benedire il mio amor per te. Oh! Senti che fortuna! Sarà un gufo o un allocco quello che canta? Le ali di un gufo si possono aprire anche di due metri e mezzo. Due metri e mezzo! Avrei voluto fartela così grande la cassa, amor mio, fartici stare comoda, e magari rivestirla tutta di raso, ma non me ne hai dato il tempo. Sei sempre stata impaziente, amore mio caro, e io te l’ho detto tante volte che l’impazienza e la curiosità ti avrebbero creato guai. Sì, sì. Tanti guai. Ma per fortuna, io risolvo tutto, è vero o no? È vero che risolvo tutto? Certo che è vero, guarda che bella cassa ho fatto per te in poco tempo. Ci stai un po’ stretta, lo so, ti piacerebbe stiracchiarti ben bene come facevi a letto, ma vedrai che ti ci abituerai: qualche oretta e non sentirai più niente, amor mio, amato bene. Qualche oretta. Sottoterra non si sente mai nulla, né il gufo né l’allocco, e non si vede nulla, né la luna o la notte. Anche lì dicono sia tutto nero, e a te il nero non piace, per questo ti ho lasciato quella piccola lucina. Così vedrai che la terra è marrone… No, e perché piangi, amor mio? Guarda, guarda la terra, senti che rumore che fa. La terra è marrone, mio amato bene, la terra è marrone.”

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Day 27 – Thunder

“…accadeva come con i temporali, la luce arrivava per prima. Rendeva giorno con il suo lampo e potevi vedere tutto e al tempo stesso non vedevi più niente. La luce ti strappava gli occhi dopo averti rivelato la verità, fotografava l’istante prima, il ‘com’era’. L’istante dopo principiava il ‘com’è’. Era brontolio, era sconquasso. Era la pancia dell’orco che aveva appena digerito il pasto, era ossa che si spezzavano tutte insieme, era calore e polvere e vetri che andavano in frantumi, erano macchine che si ribaltavano e fondevano il metallo, erano lamiere che si accartocciavano. Le bombe funzionavano allo stesso modo, e quando le vedevi brillare nel lampo, sapevi che il peggio sarebbe arrivato col tuono.”

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Day 28 – Gift

“…la questione stava divenendo ridicola. Una volta il ‘giocare d’anticipo’ risaliva a un mesetto scarso, ora a quasi tre. Rennato l’aveva presa male, malissimo. Già dai primi di ottobre lo si vedeva correre in giro per il mondo a recuperare qualche regalo – per sedare la solita ansia di Donato che iniziava a smaniare con: ‘Altrimenti finiscono tutti!’ –, a comprare i pandori – perché agli elfi il panettone con i canditi non piaceva – a cercare nuovi addobbi per la slitta – per star dietro a Ballerina e al suo ‘dobbiamo essere sempre alla moda’! –. Il Natale non conosceva giorni liberi, ferie e ponti. Anzi, finiva per inglobare anche tutte le festicciole che lo precedevano, si ingrossava come un bel tacchinone. E così, ecco la circolare di Halloween che arrivava a metà settembre e imponeva costumi ad hoc, il cortile delle renne trasformato in discarica delle zucche e gli altoparlanti diffondevano risatine stregate. Rennato ne aveva fin sopra la punta delle corna e i sindacati la prendevano con troppa filosofia: ‘è tutto scritto e firmato, Mr. Rennato. Suvvia, non la sente quanta allegria? Scaccia ogni malinconia!’. Ah, ma lui non si sarebbe fatto fregare una seconda volta da Rudolf. Alle prossime elezioni per il nuovo Babbo Natale, altro che festaioli: avrebbe votato per il Grinch!”

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Day 29 – Double

“…«Ecco, lo sapevo che la mamma se la sarebbe presa con me! Te l’avevo detto che non era una buona idea, che lei si sarebbe arrabbiata! Perché hai insistito? Adesso in punizione ci vado io e non è giusto! Ogni volta glielo dico che è un’idea tua, ma lei non mi crede mai! Dice che con te non ci devo parlare perché altrimenti arrivano gli uomini cattivi a farmi le punture, ma io lo so che lo dice solo perché sei il suo preferito. Non è giusto… E poi a me Ploppy piaceva, era un bel pesciolino rosso… Papà ci è rimasto tanto male, l’ho visto da come mi guardava… Te l’avevo detto che fuori dalla boccia sarebbe morto, perché hai voluto vederlo per forza? Uffa, e adesso sono in castigo e non posso uscire dalla cameretta… non potremo andare a cacciare le lucertole… Be’, visto che è colpa tua, almeno trova una soluzione: a che giochiamo oggi?»
Nel sorriso feroce che lo specchio restituì, Luigino comprese che aveva in mente una nuova marachella.”

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Day 30 – Jolt

“…è sempre così, sempre. Voi fate i danni e poi io devo cercare di metterci una pezza, una qualunque, basta che regga fino alla prossima volta. E dopo aver rattoppato, mi chiedo sempre se la prossima volta sarà quella fatale, quella per cui nessuna toppa funzionerà, quella per cui hai voglia a dargli scosse tanto non ripartirà: il motore s’è rotto, deve solo essere sostituito. Ma come fai a sostituire un Cuore? Mica puoi andare dallo sfasciacarrozze a cercarne uno di riserva. Quello hai e quello ti tieni, e te lo devi tenere stretto perché è delicato, ci devi stare attento. Non importa se si rattoppa facilmente, perché altrettanto facilmente si romperà. Hai capito, ragazzo? E tu, ragazza? Io sono solo un Cervello qualunque, posso sperare di farvi ragionare appena un po’, farvi essere più prudenti, ma alla fine funziona sempre che il Cuore ve lo dovrete giocare per ciò in cui credete. Attenti, però, a non giocarvi quello degli altri con tanta noncuranza, convinti di essere intoccabili, perché prima o poi arriverà ‘un altro’ che si giocherà il vostro e io non potrò fare niente. Quando il Cuore muore, la Ragione si arrende.”

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Day 31 – Slice

“…e così, come tutte le cose più buone, si resta con un’ultima fetta e noi siamo in tanti. A chi toccherà? Chi la mangerà prima degli altri? Ci sarà l’ingordo che la ingoierà in fretta per non farsene prendere neanche un pezzettino, ci sarà il furbo che la farà sparire quando gli altri sono distratti e ci sarà il disonesto che la ruberà dal frigo e poi lascerà solo un piatto vuoto fingendo di non saperne niente. Ma, ehi!, noi siamo solo dei Mostri di Halloween, forse il nostro aspetto può farti paura, ma abbiamo una cosa che non tutti hanno, si chiama dignità: noi dividiamo, a volte rinunciamo oppure scegliamo qualcos’altro. Non pensiamo ad accaparrarci l’ultima fetta pensando sia la più buona, perché tanto lo sappiamo tutti che non c’è niente di più buono della tua manina paffutella, caro bambino! Bon Appétit!”

Tamina

Tamina

Web&Graphic Designer presso una software house e illustratrice presso il suo cassetto dei sogni. Per Mattoni Gialli progetta illustrazioni, fa disegni, crea bozzetti, canta e balla! See you :)

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